🧢CP COMPANY e Stone Island: la Storia dello Sportswear Nasce in Italia
Il Brand che ha Fatto Impazzire i Paninari degli Anni ‘80 e che Oggi è Indossato dalle Più Grandi Icone della Musica e Non Solo
“Non si può Fare? Non è vero”
👓 Martedì abbiamo intervistato Lorenzo Osti, figlio del leggendario Massimo Osti — il visionario che ha inventato lo sportswear tecnico in Italia — e oggi CEO di CP Company, uno dei brand più influenti nella moda contemporanea.
Con lui abbiamo parlato di come si eredita (e si rilancia) un marchio iconico, cosa vuol dire innovare partendo da una cultura di prodotto unica al mondo, e perché l'identità tecnica di CP e Stone Island ha conquistato le strade di Londra, Tokyo e New York.
Ecco i passaggi chiave dell’intervista:
🧠 Inventare un nuovo linguaggio della moda
Massimo Osti non era solo uno stilista, era un progettista. Ha portato la ricerca tessile al centro del design, trasformando il capo tecnico in un oggetto culturale.
Con il lancio di Stone Island e CP Company ha riscritto le regole del settore: trattamenti innovativi, tinture sovrapposte, materiali mutuati dal mondo militare e industriale.
🎒 La funzione come estetica
Osti credeva che l’estetica dovesse nascere dalla funzione. Ogni tasca, ogni cerniera, ogni trattamento aveva uno scopo. Il risultato? Un’identità visiva immediatamente riconoscibile — e impossibile da imitare.
📈 Un’eredità che genera futuro
Nel 2005, Lorenzo Osti ha rilevato CP Company, riportando il marchio nelle mani della sua famiglia. Da allora ha guidato una crescita costante, portando il brand a superare i 120 milioni di fatturato annuo, senza mai snaturare la sua anima.
Ci ha raccontato perché la legacy non basta: serve anche visione strategica, internazionalizzazione e, soprattutto, coerenza di valori.
🌍 Come si costruisce un brand globale da Bologna
CP Company oggi è un brand internazionale, ma il cuore rimane italiano. Per Lorenzo, la chiave è restare fedeli alla propria matrice culturale, senza snaturarsi per rincorrere altro.
📈 L’ostinazione: virtù o trappola?
Nell’intervista, Lorenzo Osti racconta come la storia imprenditoriale del padre Massimo – fondatore del marchio Stone Island – sia nata anche da una forte ostinazione. Un tratto caratteriale che può sembrare difetto, ma che in alcuni casi diventa forza.
🚀 Tutti i founder che portano un’idea radicale sul mercato devono essere, in qualche misura, ostinati.
Se ascoltassero solo chi dice "non funzionerà mai", non partirebbero nemmeno.
Ma c’è una linea sottile tra l’ostinazione che porta innovazione e quella che porta al fallimento. Distinguere razionalmente un’ostinazione “positiva” da un’ ostinazione che si rileverà (solo poi) “negativa” è difficile, ma ci abbiamo provato:
🧩 L’ostinazione funziona quando:
è supportata dai dati, dalla sperimentazione, dalla capacità di adattarsi.
serve a superare l’incredulità iniziale del mercato.
ti spinge a fare una cosa impossibile… ma solo fino a prova contraria.
💥 L’ostinazione fa male quando:
diventa chiusura mentale: non ascolti più chi ti porta dubbi sensati.
ti fa ignorare segnali evidenti che qualcosa non va.
diventa un alibi per non cambiare strada anche quando sarebbe il momento di farlo.
Il problema è che spesso la differenza si capisce solo dopo.
E per ogni Massimo Osti che ha rivoluzionato un settore grazie alla sua visione, ce ne sono dieci che sono rimasti fermi, convinti che prima o poi il mondo si sarebbe accorto di loro. Non è successo.
Un esempio noto? Elizabeth Holmes, la fondatrice di Theranos, startup che prometteva di rivoluzionare il settore della diagnostica medica con un dispositivo in grado di effettuare centinaia di test con poche gocce di sangue. La sua visione era radicale, e per anni è stata celebrata come una nuova Steve Jobs: giovane, carismatica, determinata.
Ma la tecnologia non funzionava. Nonostante le prove crescenti, Holmes ha continuato a sostenere pubblicamente la sua idea, ignorando dubbi interni e segnalazioni esterne. La sua ostinazione, inizialmente vista come coraggio visionario, si è trasformata in rifiuto della realtà.
Nel 2022 è stata condannata per frode e nel 2023 ha iniziato a scontare una pena di 11 anni di carcere.
La sua storia ha ispirato articoli, podcast, e anche una serie su Hulu (“The Dropout”) e un documentario su Netflix (“The Inventor: Out for Blood in Silicon Valley”, in realtà prodotto da HBO ma disponibile su Netflix in alcuni paesi).
⏳ Ostinarsi ha senso quando c'è una visione forte, un piano flessibile e la capacità di ascoltare.
Non basta crederci. Bisogna anche capire quando è il momento di cambiare passo, come è meglio farlo e con che prodotto, e avere, perchè no, anche un po’ di fortuna.
Commento della settimana
Ma quanto ci piace quando riuscite a cogliere anche il lato umano degli ospiti?
Ci ha fatto davvero piacere leggere alcuni dei vostri commenti all’intervista con Lorenzo, in particolare quelli che colgono aspetti meno ovvi.
Il commento che riportiamo qui ci è rimasto impresso, perché fotografa perfettamente qualcosa che anche a noi ha colpito.
Intervistiamo spesso persone con numeri importanti, storie forti, percorsi fuori dal comune. E ogni volta, quello che ci sorprende – quando c’è – è proprio l’umiltà.
Non è scontato che chi ha costruito tanto, che ha visibilità e responsabilità, riesca a rimanere così a fuoco, così diretto, senza sovrastrutture.
E non è nemmeno scontato che chi guarda se ne accorga. Soprattutto online, dove spesso si è più pronti a criticare che a riconoscere.
Per questo quando leggiamo commenti che colgono questa essenza siamo felici e ancor più gasati di queste storie che sono d’ispirazione.
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Giulia, per il Team Chapeau 🧢